Racconto pubblicato nel gennaio 2017 sul sito “Sapore di Cina”.

Il popolo Dong
Tra le 55 minoranze etniche ufficialmente riconosciute dalla Repubblica Popolare Cinese vi è la popolazione Dong, stanziata principalmente tra le verdi colline del Guizhou, ai confini con il Guangxi e lo Hunan.

Si tratta di circa tre milioni di persone, raggruppate principalmente in villaggi di 30 – 40 famiglie interamente realizzati in legno scuro e sempre in prossimità di un corso d’acqua.

Le case sono a due o tre piani e fungono da ricovero sia per le persone che per gli animali che, insieme alla legna, occupano il piano terra.

Pare che alla nascita di un bambino i genitori piantino diversi alberi ad alto fusto che serviranno, quando il bimbo arriverà in età da matrimonio, a fornire il legname per costruire la casa dei futuri sposi.

I Dong si dedicano alla coltivazione di riso, mais, grano, miglio, cotone, tabacco, patate dolci, soia ed all’allevamento di animali da cortile e di suini.

Diffusa è la realizzazione di tessuti (in genere di colore viola) utilizzati per la manifattura dei vestiti quotidiani e per quelli dei giorni di festa.

Le donne Dong adorano i gioielli d’argento, che servono sia ad esaltarne la bellezza sia a comunicare lo stato sociale (tre grandi collane d’argento comunicano la nobiltà del proprietario).

Un ruolo fondamentale è svolto dal canto e dalla musica: spirituale, storica, sulla vita quotidiana ed ovviamente sull’amore.

“Il cibo nutre il corpo, il canto nutre l’anima” – recita un proverbio.

Caratteristica dei villaggi Dong è la presenza di una o più “Torri del tamburo” (鼓楼 – Gulou): costruzioni lignee a forma di pagoda a base poligonale con più livelli (generalmente in numero dispari) realizzate senza l’utilizzo di chiodi e rivetti e resistenti negli anni alle intemperie.

Fulcro della vita comunitaria del villaggio, le torri sono il luogo deputato agli incontri ufficiali, alle cerimonie, alle attività culturali e alle rappresentazioni di vario genere. Situate sempre in posizione strategica probabilmente, in passato, fungevano anche da torri di avvistamento.

Altre caratteristiche costruzioni tipiche di ogni villaggio Dong sono i ponti in legno coperti (花桥 – Huaqiao) con tetti di tegole e muniti di ringhiere e panche che, oltre ad agevolare il passaggio tra due diverse aree, rappresentano un luogo di incontro ideale per la popolazione e sono di conforto al viandante incappato in avverse condizioni climatiche.

Un evento importante nella storia di questo popolo e delle altre etnie con le quali il territorio è in parte condiviso è stata l’istituzione della Prefettura Autonoma Dong e Miao che ha contribuito a rendere più armoniosi i rapporti tra i due popoli.

Si narra infatti di una secolare disputa per un ruscello tra due villaggi concorrenti, Dong e Miao, che ha avuto termine solo dopo l’istituzione della prefettura che ha promosso un negoziato in grado di soddisfare entrambe le parti.

Un’ultima curiosità riguarda il difficilissimo linguaggio Dong, che pare adotti 15 differenti tonalità. Secondo qualcuno ascoltare dei Dong parlare equivale ad ascoltare un coro di voci che cantano.

Zhaoxing: il più grande villaggio Dong
L’area turistica di Zhaoxing (肇兴) si estende per circa 34 chilometri quadrati e comprende otto villaggi e la montagna sacra della Dea Sasui.

L’accesso all’area è a pagamento (120 Yuan cinesi) e dà diritto a due viaggi (in sostanza un’andata ed un ritorno) sul trenino che porta all’ingresso del villaggio (pochi chilometri percorribili tranquillamente anche a piedi).

Zhaoxing è il più grande villaggio cinese del popolo Dong ed è anche uno dei più antichi.

Il trenino ci lascia proprio nei pressi di un bellissimo ponte coperto (la notte tutto illuminato è meraviglioso) che segna l’inizio dell’insediamento abitato.

Piove, ho fame e non abbiamo un alloggio ma lo scenario che si presenta ai miei occhi mi riempie il cuore di gioia.

Io, amante della trilogia del dollaro di Sergio Leone e degli spaghetti-western di Bud Spencer e Terence Hill, tutto ad un tratto mi ritrovo, con un po’ di immaginazione, in un’atmosfera da Far West: le case in legno, il fiume che scorre, i motori e le biciclette al posto dei cavalli, gli apecar invece delle diligenze.

Zhaoxing è certamente un villaggio turistico (nessuno si meraviglierà nel vedere una treccia bionda o una folta barba occidentali) ma, allo stesso tempo, è un villaggio genuino con le sue strade lastricate, gli animali da cortile liberi, i peperoncini messi al sole ad essiccare ed i tessuti stesi ad asciugare, le vecchiette sedute in mezzo alla strada o che scendono al fiume per lavare le verdure, il continuo rumore dei martelli necessari per la manifattura delle stoffe, le persone sedute sui ponti o sotto le torri a conversare, ridere e scherzare.

La strada principale (che percorre il villaggio da cima a fondo) è quella dedicata al turismo vero e proprio con gli hotel, i ristoranti, gli ambulanti, i negozi di souvenir e la sera con il cibo da strada.

Le altre vie sono perlopiù residenziali e, dal mio punto di vista proprio per questo, più interessanti.
Per gli appassionati di fotografia (soprattutto di strada) gli scorci e le situazioni sono tantissimi ma ho notato che a molte persone non piace essere fotografate, perciò è sempre bene chiedere il permesso prima di fare uno scatto.

Sono presenti ben cinque “Torri del tamburo” (la più alta arriva a quasi 30 metri) la cui base è a forma di barca ed il cui significato è riposto nella speranza della popolazione di raggiungere, giunta l’ora, i propri antenati.

Ci sono, inoltre, cinque teatri dell’opera, uno per ognuna delle 5 torri (ed infatti sono collocati a lato di ogni torre), in cui avvengono rappresentazioni che spaziano dalla politica all’economia, dall’etica alla cultura.

Il numero cinque ritorna ancora nel numero dei ponti coperti che congiungono, nei diversi punti, le sponde del tranquillo fiume che attraversa Zhaoxing.

Le risaie (a parte delle piccole risaie poste prima del ponte d’ingresso) si trovano alla fine del villaggio e si allontanano, a perdita d’occhio, sui monti circostanti.

Come arrivare a Zhaoxing
Il modo migliore per arrivare a Zhaoxing è quello di prendere il treno veloce con destinazione Congjiang (从江) dalla stazione di Guiyang Nord (贵阳北, costo circa 90 Yuan in seconda classe, ci impiega circa 1 ora e 45 minuti), dalla Stazione di Guangzhou Sud (广州南, costo circa 180 Yuan in seconda classe, ci impiega circa 3 ore e 45 minuti) o dalla Stazione di Guilin Ovest (桂林西, costo circa 50 Yuan in seconda classe, ci impiega circa un’ora).

Se anziché in treno si volesse arrivare in autobus il numero da chiamare per avere più informazioni è il seguente: 0855 6211274.

Arrivati in treno a Congjiang (dista pochi km da Zhaoxing) è possibile prendere il bus pubblico (la fermata è vicinissima all’uscita della stazione ed il costo è di 2 yuan a persona) oppure prendere uno dei tanti mezzi privati che al prezzo di circa 10 yuan a testa vi trasporteranno fino all’ingresso del villaggio.

Ci sarà anche qualcuno che potrà proporre di portarvi all’interno del villaggio senza pagare il ticket d’ingresso (120 Yuan), ma questa opzione non la prenderei in considerazione.

Il ticket d’ingresso consente di viaggiare su un trenino che in pochi minuti vi porterà all’entrata del villaggio ed è valido per un massimo di due viaggi.

Se per qualche motivo, come è capitato a noi, doveste aver bisogno di un viaggio in più, nei pressi dell’ospedale di Zhaoxing ci sono gli autobus che portano in stazione al costo di 3 Yuan a testa.

In alternativa ,si può andare a piedi o chiedere un passaggio a pagamento (i prezzi variano da persona a persona ed a volte la richiesta può essere veramente alta) ad uno qualunque dei mezzi che vedete passare lungo la strada.

Dove alloggiare a Zhaoxing
Arrivando in giorni infrasettimanali non abbiamo prenotato e abbiamo scelto con comodo il nostro albergo visitando la camera dove avremmo pernottato.

Tuttavia consiglio, soprattutto se non si parla cinese, di prenotare online su Agoda, Booking o cTrip, correndo comunque il rischio che la camera prenotata sia diversa da quella vista in foto.

Direi che durante i fine settimana e giorni di vacanza cinesi la prenotazione è obbligatoria, pena il rischio di non trovare alloggi.

All’arrivo in albergo si lascia una cauzione che verrà restituita, se non avete provocato danni alla camera, al momento del check out.

Dove e cosa mangiare
Personalmente prediligo i piccoli ristoranti a gestione familiare dove è possibile instaurare un rapporto più amichevole con il personale di servizio ed assaggiare una cucina che più si avvicina alla vera cucina casalinga del posto.

A Zhaoxing, accanto a diversi ristoranti “più professionali”, vi sono molti di questi ristorantini e, la sera, vi sono diversi ambulanti che propongono street food (per lo più spiedini di verdure, di carne e di pesce).

Dopo aver dato una rapida occhiata in giro abbiamo optato per un piccolo locale ad angolo gestito da una famiglia Dong: padre, madre, le due figlie e forse un paio di aiutanti.

Ambiente senza pretese ma molto caratteristico: il ripiano dei tavoli era costituito da sezioni verticali di albero e gli sgabelli cilindrici realizzati con sezioni orizzontali di tronchi.

La scelta è stata azzeccata ed infatti siamo anche ritornati la sera seguente.

Caratteristico un grosso contenitore posto su di un tavolo al centro del locale da cui tutti i commensali potevano, autonomamente e per più volte, riempire le proprie ciotole di riso già cotto (ultimo raccolto della produzione familiare).

Assolutamente da provare sono poi i deliziosi liquori fatti in casa: 侗家米酒 (dongjiamijiu, un liquore di riso), e 侗家柠檬酒 (dongjianingmengjiu, un liquore al limone).

Cosa fare a Zhaoxing
Zhaoxing la si visita a piedi in un paio di ore e mezza di tranquilla passeggiata.

Ma cosa fare dopo? Ecco un elenco delle attività che si possono svolgere:

  • Visitare i vari negozietti per l’acquisto di souvenir (dai vestiti alle borse, dai pettini ai ventagli);
  • Acquistare i prodotti locali: tè, liquori di vario genere (mi aveva attirato un liquore alle formiche) e “torroni” (花生糖 – Huashengtang), un composto di zucchero e noccioline, per i quali, lungo la via, ci si soffermerà sicuramente a vederne la preparazione che avviene con un grosso martello di legno con cui si batte l’impasto allo scopo di renderlo omogeneo e lavorabile per poi suddividerlo in tanti pezzi rettangolari;
  • Affittare dei costumi tipici per farsi fotografare con indosso un vestito tradizionale;
  • Visitare il museo locale (occorrono circa un paio d’ore) per scoprire un po’ di storia del villaggio ed osservare indumenti e strumenti utilizzati per lo svolgimento delle attività lavorative;
  • Assistere allo spettacolo, uno mattutino ed uno serale, che viene proposto quotidianamente (salvo pioggia) ed in cui si ripercorrono, tra musica e danze, i temi tipici dell’etnia Dong;
  • Fare un giro per le risaie che si trovano intorno al villaggio.

Visitare i dintorni: il villaggio di Tang’An
Nei dintorni di Zhaoxing merita indiscutibilmente una visita il villaggio di Tang’An (堂安), distante circa otto chilometri.

Si tratta di un villaggio in cima alle risaie che non ha ancora uno sfruttamento intensivo del turismo e quindi presenta caratteristiche assolutamente genuine e dotato di uno spettacolare punto panoramico sulla vallata circostante e di una torre del tamburo.

Sono presenti due ristoranti a gestione familiare e, proprio mentre mi aggiravo curioso lungo le stradine lastricate, ho visto scaricare le forniture per il primo hotel del villaggio.

Non ci sono venditori ambulanti né negozietti di souvenir.

Tuttavia è pensabile che nell’arco di pochi anni diverrà un’attrazione turistica di maggior livello.

Vi sono diversi modi per arrivare a Tang’An:

  • Il primo ed il più semplice è quello di rivolgersi alla reception dell’hotel dove alloggiamo a Zhaoxing e chiedere un autista per il villaggio (costo circa 80 Yuan sola andata);
  • Rivolgersi agli abitanti del posto (occorre saper parlare o leggere in cinese, diversi locali infatti hanno affissi dei foglietti con le mete ed i relativi prezzi) molti dei quali per circa 60 Yuan (sola andata) vi accompagnano al villaggio con il proprio mezzo;
  • Incamminarsi a piedi lungo la strada asfaltata alla fine di Zhaoxing;
  • Incamminarsi lungo le risaie che dalla fine del villaggio di Zhaoxing si inerpicano su per i monti arrivando fino al villaggio di Tang’An (tuttavia, soprattutto se non si parla cinese, credo sia meglio prenotare una guida che parla inglese presso l’hotel).

Per i più pigri ed i meno allenati l’unica scelta è quella di prenotare un autista tenendo comunque in considerazione il fatto che, una volta arrivati a destinazione, i viottoli del villaggio saranno tutti in salita e discesa.

Personalmente ci siamo rivolti ad un cuoco di un ristorante in cui era affisso il foglietto con l’offerta di questo servizio, abbiamo trattato il prezzo e concordato l’orario e ci siamo fatti accompagnare a Tang’An.

Dopo aver visitato il villaggio (un’oretta circa) e mangiato nell’unico ristorante ancora aperto, ci siamo riposati sotto un ponte coperto appena fuori l’abitato e poi siamo scesi a Zhaoxing per il sentiero che, attraversando le risaie terrazzate, lo collega a Tang’An.

Non è stato difficile ma abbiamo dovuto chiedere informazioni almeno un paio di volte presso i due villaggi che abbiamo incontrato lungo la strada (perciò se non si parla cinese credo sia meglio prenotare una guida).

Abbiamo impiegato circa 3 ore (fermandoci di tanto in tanto a fare foto) ed è stata una bellissima esperienza.

Se dovesse piovere con una certa intensità eviterei di percorrere il sentiero tra le risaie perché in alcuni punti potrebbe essere molto scivoloso.

Periodo migliore per la visita
I periodi migliori, a mio parere, sono la primavera e l’autunno, sempre evitando eventuali festività cinesi (salvo che non vi piacciano la confusione e le foto piene di gente), perché credo che le condizioni climatiche siano più favorevoli.

Tuttavia l’area turistica è aperta tutto l’anno ed ogni periodo avrà i suoi magici colori legati al ciclo della coltura del riso.