11 gennaio 2025

E continua.

Cose che non ho fatto in tempo a raccontare o ad approfondire:

– Guidare senza navigatore è impossibile, anche per loro, secondo me. Vuoi mettere la difficoltà nel leggere i caratteri cinesi invece di quelli dell’alfabeto latino? È molto più impegnativo. Immagino Miopi e presbiti dispersi per sempre;
– il signore con sei dita in una mano;
– Mimmo canticchia canzoni in continuazione (Vasco Rossi, canzoni napoletane, Fausto Leali, Bella Ciao…);
– a Macao ci sono più gru e grattacieli in costruzione nella zona del gate per Zhuhai che, probabilmente, in tutta Europa;
– che i cinesi non si capiscono tra di loro. Ti chiedi come hanno fatto a costruire la grande muraglia. Probabilmente volevano fare un ponte;
– di quando Coco ci aveva tranquillizzati dicendoci che Macao è sicura e Mimmo le aveva risposto che siamo italiani e, al massimo, saremmo noi il pericolo;
– che Yanzi è spesso molto formale ed è difficile capire cosa vuole fare e se è stanca;
– di quando Mimmo voleva che Yanzi lo aspettasse ma lei non lo aveva ascoltato: “uet Moment uet Moment uet Moment”. “Amò uet Moment ahhh”;
– che Mimmo che parla cinese mi ricorda Giuseppe alle prese con l’inglese un po’ di anni fa ad Oxford: “iesse battaaaa”;
– che gli ambulanti hanno il QR code per il pagamento;
– che la Cina ha un solo fuso orario;
– che Mimmo chiama amò anche me e a volte fa per prendermi per mano o per darmi il bacio mentre mi augura “a vuei ko” (buon appetito);
– che anche a Yanzi è capitato di chiamarmi amò;
– che ho l’impressione che a volte Yanzi mi scambi per Mimmo ma non il contrario;
– che Yanzi spesso mi parla in cinese;
– che a Lijiang si mangia all’aperto senza funghi per scaldarsi come a Torino, anche se sono ad un passo dal Tibet;
– che Lijiang è Patrimonio UNESCO;
– la gara che abbiamo intitolato: “trova il fattorino”;
– che i cinesi riposano piegandosi sulle ginocchia fino a toccare terra con il sedere e mantenendo i piedi piantati per terra completamente (provateci voi);
– che tutte, o quasi, le parole cinesi sono formate da due caratteri. I nomi delle città in aeroporto sono tutti di due caratteri. Un po’ come se tutto ciò che diciamo fosse composto da due sillabe. Non gli è mai capitato di pensare “vabbè, questa città chiamiamola Castiglione della Pescaia oppure Castel San Pietro Terme o che ne so Pechino marittima. E infatti Pechino per loro è Beijing o qualcosa del genere;
– che i voli hanno posti che partono da 31 e i sedili sono a b c k j h;
– che fare la pipì si dice Gniao gniao;
– che fai la spesa online e vai a ritirarla, da solo, in mezzo alla spesa di tutti e nessuno controlla, e nessuno ruba, e nessuno sbaglia;
– che (alcuni) non mettono la mano alla bocca quando fanno starnuti ma (alcune) la mettono quando ridono;
– che molti mettono la mascherina se sono raffreddati, per proteggere gli altri;
– che finalmente ho mangiato le patate. Un po’ crude ma buone;
– che anche bere stanca;
– che ho pensato spesso a quando Marcella, anni fa, aveva previsto, per le elezioni nazionali, che rifondazione comunista avrebbe raggiunto il 20% circa delle preferenze. In realtà rifondazione venne votata, direi, da non più del 4% degli italiani ma Marcella aveva ragione dal suo punto di vista. Era la sua percezione ad essere sbagliata. Probabilmente frequentava persone che la pensavano in un certo modo e aveva trasferito a tutti gli italiani la sua personale statistica.
Siamo 8 miliardi di persone e i cinesi sono un miliardo e mezzo circa, poi ci sono un miliardo di indiani, un altro di africani, un altro di sudamericani… Un essere umano su sei è cinese, uno su otto indiano, africano, sudamericano. In una tavola da otto c’è posto per mezzo europeo e la probabilità che sia italiano è 10 volte inferiore. Insomma non c’è nessuna invasione ed è la nostra percezione ad essere sbagliata. A meno che non vogliamo pensare che Mimmo sia l’avanguardia dell’invasione italiana della Cina;
– ho pensato molto anche ad un episodio divertente di tanti anni fa. Mio padre, ogni estate, andava in campagna e portava a casa i fichi. Avevamo diverse varietà di fichi e mio padre le conosceva tutte ma, ogni volta che io e Mimmo gli chiedevamo di insegnarci a riconoscerli, sembrava cambiare versione rispetto alla volta precedente. Così ci ritroviamo a saper distinguere solo i “fracazzani”, dolci e con la buccia spaccata in senso longitudinale, in più punti. Ecco il tofu è come i fichi. Non riesci mai a capire se quello che vedi o che mangi è tofu oppure no, perché oggi lo è ma domani diventa pasta o riso o funghi o altro.

Mentre scrivo stiamo sorvolando Mosca. Evidentemente la guerra non è un deterrente valido per una compagnia aerea internazionale cinese.

Tra poco sarò a Torino e questo diario sarà concluso.

10 anni fa, a casa, trovai mia mamma e le sue “badanti”, Sonia, Paola e Laura, che si erano pazientemente offerte di occuparsi di lei, permettendomi di essere presente al matrimonio di Mimmo e Yanzi.
Lo scorso anno, a casa, trovai Sonia, Ruben e il gatto Farfarello, che il caso e l’amore che si trasforma avevano riunito sotto il mio stesso tetto, a far da badanti l’uno degli altri in attesa che ognuno di noi finisse il suo pezzo di percorso. Un pezzo di famiglia vicina ancora per qualche mese.

Oggi non troverò nessuno, perché non sono più solo e la mia famiglia sono le persone che ho la fortuna di amare.

A chi avrà notato la mia assenza e mi chiederà dove sono stato risponderò:

“Dentro di me. Ho fatto un viaggio dentro me stesso”.

E continua.
Buon viaggio a tutti.