10 gennaio 2025
Tempo di bilanci.
Al parco riesco ad arrivare alle 11, con Mimmo e Yanzi, un po’ prima rispetto al solito orario.
Il tipo che siede nei pressi dell’ingresso, di schiena rispetto alla strada che percorriamo, non è ancora in postazione ma parla con un uomo ed una donna e scopriamo che è in sedia a rotelle e appare molto più abile e sveglio del solito. Ma forse è un altro che gli assomiglia.
Qui si assomigliano tutti. Sono tutti uguali ai nostri occhi e siamo tutti uguali, noi, ai loro. Nei giorni successivi la cena con Coco, Long ed il loro amico, ogni mattina, la prima persona che incontravamo nel nostro tragitto verso il parco, pensavamo fosse l’amico della cena. Bastava che la persona in questione fosse un uomo e che avesse gli occhiali. Tanto che era diventato un gioco: chissà se lo vediamo anche oggi il nostro amico. E lo abbiamo visto tutte le volte che ci siamo posti la domanda. Solo che non era lui e non era mai nemmeno la stessa persona dei giorni precedenti. Era solo un uomo, con gli occhiali.
Un altro gioco riguarda invece il signore, all’ingresso del parco, di poco fa, quello che oggi non era ancora in postazione. Ogni volta che entriamo nel parco gli passiamo dietro e lui ci guarda e ci segue con lo sguardo fino quasi a strozzarsi nel tentativo di non perderci di vista. Poi, quando ormai siamo quasi dietro di lui e non può ruotare la testa alla sua destra ulteriormente , allora lentamente fa un giro con le testa di almeno 270 gradi, rischiando di strozzarsi questa volta da sinistra, intanto noi siamo avanzati e siamo tornati nel suo campo visivo, per poi allentare la torsione e rilassare il collo e gli occhi man mano che noi ci allontaniamo.
In tutto questo tempo che può durare alcuni secondi, anche trenta o più, lui guarda Mimmo (Mimmo dice che guarda me ma si sbaglia) mordendosi il labbro inferiore.
Prima di raggiungere il grande gruppo di ballerini e ballerine, dove speriamo di trovare le nostre amiche, passiamo sempre dietro ad un gruppo più ristretto di musicisti che si accompagnano spesso con dei cantanti. Suonano strumenti a corda che stridono e chi canta, una donna in particolare, è avvinghiata al microfono e tenta di raggiungere tonalità probabilmente mai raggiunte dalla voce umana. E i risultati si vedono, anzi si sentono.
Yanzi è contrariata e dice che i residenti dei grattacieli che hanno le facciate direttamente sul parco si sono lamentati spesso per queste performance ma senza esito. È la prima volta che sento che qualcuno qui si lamenta per qualcosa, pensavo fossero in grado di sopravvivere a qualunque stress acustico. Potrebbe essere un passo importante verso la consapevolezza. A proposito di stress acustico, l’altra sera, in una delle vie di Zhuhai abbiamo registrato il più alto numero di megafoni contemporaneamente in funzione, ne abbiamo contati 4 o 5, e nessuno faceva una piega.
Oggi finalmente incontriamo una delle nostre amiche ballerine. Lei ci accoglie sorridente, come sempre, le presentiamo Yanzi e iniziano a parlare del gruppo di danza. Si incontrano tutti i giorni dalle 10 alle 12, sono tutti, o quasi pensionati, e ballano un ballo tipico dello Xinjiang, una regione all’estremità occidentale della Cina, verso il Medioriente. Molti di loro sono originari di quella regione, vestono abiti più simili agli abiti dei turchi ed hanno sembianze più occidentali.
La signora ci invita a ballare e ci insegna dei piccoli movimenti con le gambe e le braccia. Balla prima con Mimmo e poi con me mentre molti si fermano sorridenti a guardare. Mentre balliamo lei fa tanti movimenti con le braccia e, quando ci fermiamo, ci spiega che ogni movimento ha un significato.
Salutiamo e andiamo a fare i soliti esercizi con Yanzi che sembra possibilista rispetto all’idea di Mimmo di frequentare il gruppo di ballerini.
Sono sul pulmino da otto posti che mi porta a Shenzhen, sul lungo ponte marino che collega Macao a Hong Kong, costruito in pochi anni, quello che, dal 26esimo piano di casa di Mimmo e Yanzi, si vede nelle giornate senza foschia.
Il pullman va veloce. Siamo in cinque a bordo. Due ragazze, io, un signore e l’autista.
Il signore era già a bordo quando sono arrivato alla stazione dei bus con Mimmo e Yanzi. Si sono voluti accertare che partissi veramente mi sa.
Non mi hanno perso di vista un momento.
Il signore e l’autista parlano, ininterrottamente, da quando siamo partiti, anzi urlano. Posso stare tranquillo che non faremo un incidente perché all’autista è venuto un colpo di sonno.
Magari lo faremo perché si è distratto.
La ragazza davanti a me si chiama Xinyi Zhou, ha 20 anni, vive a Madrid con i genitori che hanno un tipico negozio cinese come quelli che ci sono anche in Italia un po’ ovunque, e studia lingue a Zhuhai. Torna per le vacanze del capodanno cinese. Mi racconta che non farà davvero vacanze perché i genitori lavorano tutti i giorni dalle 10 alle 3 di notte e lei aiuterà.
Ci tiene ad assicurarmi che non sono i genitori a chiederle di aiutare ma è lei a volerlo fare. È molto gentile e mi offre il suo WiFi per tutto il tempo che trascorriamo insieme, circa tre ore.
Prima di lasciarci, per andare ognuno verso il proprio gate, divido con lei i pezzi di focaccia che mi ha fatto Mimmo nel pomeriggio.
Xinyi Zhou “ha uno stomaco cinese” mi dice quando le chiedo se preferisce la cucina spagnola a quella cinese, ma la pizza se la mangia contenta.
È tempo di bilanci.
Ho parlato, mangiato, pensato, viaggiato, scritto…
Provo a riassumere i risultati che mi sembra di aver raggiunto.
Lingue:
Periodo intenso, durante il quale le mie sinapsi si sono sicuramente moltiplicate.
Ecco le pagelle:
– Cinese: modesti miglioramenti soprattutto per quanto riguarda numeri e comprensione del contesto legato all’alimentazione;
– Italiano: stabile;
– Inglese: lieve peggioramento;
– Dialetto salentino: raggiunto livello intermedio.
Cucina cinese:
Abbiamo evitato come la peste il cibo da strada perché troppo rischioso, il peperoncino perché troppo anche per i dottorandi in cucina estrema calabrese e i piatti al vapore perché troppo tristi.
Per il resto ci siamo seduti in ristoranti di ottimo livello ma anche in luoghi in cui non avrei mai pensato di poter mangiare.
La prossima volta mi impegnerò ad assaggiare il famigerato “chou tofu” e il cibo da strada.
Vermi, animali esotici, interiora non credo che riuscirò mai ad assaggiarli ma vedremo cosa accadrà nelle prossime puntate.
Ricette:
– Cucina cinese:
Pai luo pa.
– Cucina italiana:
Pane, focaccia, piadina.
Sport
– Yoga: forse;
– Tai chi: non pervenuto;
– Ginnastica: livello base;
– Camminata: quasi professionista;
– Ballo: promessa mancata delle danze dello Xinjiang.
Salute
– Mal di schiena: sopportabile;
– Mal di testa: impercettibile;
– Male al collo: quasi del tutto passato;
– Polsi: la prossima volta devo prendere un pennino se voglio scrivere un poema sul cellulare;
– Dissenteria del viaggiatore: non pervenuta.
Confronto con 10 anni fa:
Prima di partire avevo in mente 4 esperienze da ripetere per questo confronto. Sono riuscito a ripeterne tre su quattro.
1) Il mercato di Zhuhai:
Molto meglio rispetto alla volta precedente, molta meno sofferenza soprattutto per quanto riguarda certe specie animali.
2) L’uso dell’inglese
È ancora molto difficile trovare qualcuno per strada che parli inglese a cui chiedere indicazioni ma in aeroporto e nelle stazioni di metro e treni le indicazioni in inglese sono sempre presenti.
Non bastano a permetterti di capire più di tanto ma almeno sai che in quei posti puoi sopravvivere. Se ti allontani e ti perdi sei morto.
3) La prova della somiglianza
Questa volta, con mio grande rammarico, nessuno mi ha detto che assomiglio ad un qualche energumeno di colore, ma, peggio, che sembro un yeye.
4) La strada delle pecore squartate ed i capannoni dei venditori di stoffe
Questa è l’unica prova che non sono riuscito a ripetere.
10 anni fa impiegammo un giorno della mia settimana di permanenza in Cina per andare a comprare delle stoffe da portare a Sonia che faceva la sarta. Il posto era lontano qualche ora da Zhuhai con i mezzi pubblici. Fu un viaggio all’indietro, come se ci fossimo infilati in una macchina del tempo invece che in un autobus. Mi colpirono le condizioni di estrema povertà delle persone che vivevano tra i capannoni ricolmi di stoffe, in case senza pavimenti ed in mezzo ai topi. E poi ci capitò di imbatterci in due, credo, macellai intenti a scuoiare una pecora, per strada, appesa ad un albero, lungo una strada affollata di auto ma anche di persone al rientro dalla scuola e dal lavoro.
Ecco sarei voluto tornare a vedere cosa è cambiato e quanto è diverso quel luogo oggi, ma non ce l’abbiamo fatta.
“Quanto te ne sei andato lontano fratello”.
“Non tanto se pensi che quando tu sei andato a Modena ci volevano le stesse ore per raggiungerti in treno”.
Se faccio un buco ideale nel giardino di casa, a Nardò, dove prima viveva il limone e scavo fino al centro della terra e poi continuo fino a spuntare dall’altra parte, probabilmente spunto nell’oceano indiano, da qualche parte, non lontano dalla Nuova Guinea. Poteva andare più lontano in effetti.
“E quanto sei andato lontano dalla nostra cultura”.
“Questo è vero ma ho seguito il mio cuore”.
Mimmo e Yanzi in questo sono eroi, come lo sono tutti quelli che si amano.
Viviamo circondati da eroi ma non ce ne rendiamo conto. Ci concentriamo sulla forma e dimentichiamo la sostanza. Ci concentriamo sul male e non ci accorgiamo del bene.
La forma, la coppia, le coppie che non durano, il senso di fallimento, e cosa dirà la gente, e cosa penseranno i figli. E poi la religione, i preti, le aspettative nostre e quelle degli altri e il giorno più bello della vita.
E le donne di oggi che sono troppo libere, e gli uomini che non sono più uomini.
Occupazioni e preoccupazioni inutili.
E poi ti muore il cugino tra le braccia e tu non te ne accorgi, gli altri attorno a te si disperano e tu non vuoi capire.
Stare insieme finché ci si ama e poi lasciarsi e ricominciare se l’amore si riaffaccia alla tua finestra è molto più sano che restare per forma o per i figli.
Ma avete chiesto ai figli?
I figli bisogna anche aiutarli a sentirsi liberi.
E i figli che educhi da persone libere ti rispondono che gli fa più male vedervi infelici.
I preti se ne faranno una ragione, la società evolverà, è sempre stato così.
Quando Gesù è sceso sulla terra ha sconvolto le regole della società di quel momento. Era un visionario.
Vogliamo credere che adesso nascerebbe conservatore?
Il gesto più rivoluzionario è amare qualcuno!
Il mio compito qui in Cina è finito, per adesso. Vado via dopo aver finito tutte le scorte di vino e di pasta di Mimmo.
Ma Mimmo non tarderà a rifare le scorte, adesso che ha capito, e allora toccherà tornare, magari con qualche rinforzo, che non posso fare tutto io.
Capito parenti, amici e sconosciuti che leggete questo diario?
Preparate le valigie che presto si riparte.
“Buon viaggio fratello e grazie di tutto”.
“Buon viaggio fratello e grazie di tutto”.
(E comunque ho deciso: diventerò guida turistica della Cina).