9 gennaio 2025
Un italiano in Cina, anzi due.
Da quando sono tornato a Zhuhai ho ricominciato a fare gli esercizi a casa e al parco.
Ieri siamo passati a salutare le nostre amiche ballerine. C’era un folto gruppo di persone che ballavano, come tutti i giorni, ma loro non c’erano. Siamo stati un po’ a guardare i movimenti. Per certi versi ricordano quelli della pizzica. Uomini e donne danzano in coppia e sembrano corteggiarsi in qualche modo.
L’ultima volta che abbiamo visto le nostre amiche, la sera del 31, ci avevano invitati ad una festa ma avevamo declinato l’invito perché avevamo già deciso di trascorrere la notte a Macao.
Non credo che si ripeterà l’occasione prima delle mia partenza ma sarebbe una bella esperienza. In più Mimmo sembra interessato a proporre a Yanzi di unirsi al gruppo di ballo quindi torniamo al parco anche questa mattina.
Esattamente un anno fa, il 9 gennaio 2024, tornavo a Torino con qualche cambiamento nella mia esistenza.
La mamma ci aveva fatto lo scherzo di prendersi Natale oltre alla befana, come se ci fosse bisogno di feste comandate per ricordarci di lei in futuro.
Ero tornato, a casa da lei, il 24, da Madrid, con la polmonite, non riuscivo a respirare ma non me ne ero accorto. Elisa e Melissa erano partite finalmente in vacanza il 24 stesso ed ero solo in casa quella mattina. Finiti i doveri in fretta, mi ero abbandonato alle cure di Rossella, Marco e Sara. Punture di cortisone e antibiotico, vino primitivo e ottimismo nonostante tutto. Le cure funzionarono in ordine inverso e mi ritrovai guarito grazie alla compagnia di Sara innanzitutto, alle dosi di vino rosso che Marco mi preparava sapientemente tutte le sere e, infine, alla perizia di Rossella e alle cure azzeccate del dottore.
Sara non si era persa nessuna delle 9 punture che ogni sera facevo da loro dopo aver cenato e dopo aver seguito le prescrizioni di suo padre, novello stregone.
Oggi pomeriggio torneremo nel quartiere di Beishan, a mangiare il gelato. È una di quelle cose da non fare quando si va dall’altra parte del mondo, come mangiare la pizza o la carbonara ma eravamo già venuti a Beishan, il 26, e avevamo notato una gelateria italiana che faceva un gelato, non poi così invitante, ma con un gusto che ci incuriosiva: sesamo nero. Il rischio di tornare a casa delusi dall’unica esperienza con la cucina italiana di questi giorni e, probabilmente, dell’intera permanenza in Cina di Mimmo è molto alto ma abbiamo deciso di correrlo.
Finito il ciclo di punture il dottore verificò la mia guarigione e tornai a Torino.
Ma la cura più azzeccata fu, appunto, la compagnia di mia cugina e famiglia. E probabilmente fui anche io un po’ cura per loro visto che in meno di un mese gli era toccato in sorte di perdere, oltre a mia madre, Alberto e il padre di Marco, rispettivamente zio e nonno di Sara.
La notte tra il 31 dicembre 2023 e il primo gennaio 2024 non la dimenticheremo mai.
Rossella andò a letto prima delle 24 ed io restai ad aspettare la mezzanotte con Marco e Sara.
Beishan è un labirinto, cerchiamo la gelateria ma ci ritroviamo sempre nello stesso posto. Ripercorriamo a ritroso la strada che abbiamo appena percorso per poi svoltare a destra invece che a sinistra ma finiamo, di nuovo, nello stesso punto. Stiamo per gettare la spugna e tornare indietro ma sembra che ci teniamo particolarmente a restare delusi dal gelato al sesamo nero. Così veniamo accontentati. La gelateria è disposta su tre piani, suddivisi in piccoli spazi, molto confortevoli. Il fatto che non ci sia nessuno, in un quartiere ed in un orario di grande affollamento, non ci fa desistere. Così prendiamo una coppetta sesamo e mango, io, e una sesamo e pistacchio, Mimmo.
Mimmo nella sua vita credo che abbia conosciuto solo due gusti: cioccolato e pistacchio.
Con il sesamo siamo a tre.
Paghiamo l’equivalente di un buon pranzo per tre persone e andiamo a recriminare al piano di sopra. Il gelato é molto freddo e molto poco dolce, forse per venire incontro ai gusti dei cinesi abituati ai loro dolci poco dolci. C’era da aspettarselo.
Quando sento qualcuno lamentarsi dell’anno che sta per finire mi viene da sorridere. L’anno non ha nessuna responsabilità ovviamente, siamo noi che sprechiamo il nostro tempo in occupazioni e preoccupazioni inutili, pensando di essere immortali.
Ma la notte di Capodanno 2024 non potevo fare a meno di pensare a quanto fosse comprensibile prendersela con il 2023 che ci lasciava.
Non per la morte di mia mamma, che era stata una liberazione, prima di tutto per lei, trasformata in una marionetta dalla sorte, magari neppure per quella del padre di Marco, che aveva vissuto la sua vita per oltre 80 anni, ma sicuramente per quella, improvvisa, di Alberto.
Pensavo che quel countdown per passare al 2024 sarebbe stato infinito e immagino che anche Marco stesse pensando la stessa cosa quando Sara ci salvò e trasformò quei momenti in un esilarante siparietto tra noi tre.
Conservo ancora gli 8 minuti di video in cui lei ci spiegava che, tutto sommato, il 2023, a parte le ultime settimane, non era stato così male.
Sara aveva compiuto 11 anni da poco e sapeva quello che diceva. Credo volesse aiutarci a superare quel momento, comunque significativo per noi, e ci riuscì.
Oltre al tentativo fallito di incontrare le amiche ballerine al parco e alla delusione per il gelato al sesamo, oggi, sono successe due cose significative.
La prima è la visita della vicina del piano di sopra, dottor Yin. La seconda è il corso intensivo da pizzaiolo/panettiere.
Dottor Yin è una arzilla ultraottantenne, amica di Mimmo e Yanzi, di cui Mimmo mi aveva già parlato in passato.
Ha saputo che domani parto e ha deciso di venire a conoscermi.
Mimmo però ipotizza che abbia probabilmente anche bisogno di aiuto con il cellulare e infatti, un attimo dopo il suo arrivo, Yanzi é attaccata allo smartphone della nonnetta mentre Mimmo la intrattiene.
Io intanto finisco di sorseggiare il mio vino, annuisco e sorrido quando guardano verso di me.
Ad un certo punto dottor Yin fa una domanda a Mimmo su di me, lo capisco perché mi guarda e perché, nel rispondere, Mimmo pronuncia la parola “didi”, fratello minore.
La dottoressa si copre la bocca, come se io potessi capirla, e dice una cosa all’orecchio di Yanzi.
Pare che ai suoi occhi il didi sia Mimmo mentre io sarei il ghgh, il fratello maggiore insomma.
La barba è ricresciuta ma non tanto da trasformarmi in yeye, insomma.
Per cena mangiamo la focaccia al pomodoro, una delle specialità di Mimmo che, in una delle sue vite passate, aveva pensato di aprire una pizzeria in Cina.
Poi Yanzi gli aveva prospettato una vita un po’ diversa da quella che pensava di fare lui: prendere un locale su due piani, sotto pizzeria e sopra abitazione, trasferirsi a vivere sopra la pizzeria e tenere aperto da colazione fino a cena e anche dopo. Così aveva cambiato idea ma intanto pane, pizza, focaccia, pettole e simili aveva imparato a farli.
Io ho ripreso tutto e, appena tornerò in Italia, proverò ad emularlo.
Domani ultimo giorno a Zhuhai. Mi alzerò presto in modo da essere al parco alle 9.30. Voglio vivermi il parco sin dal mattino e fare una minima esperienza, anche solo per qualche ora, da solo, senza guardie del corpo.
Andrò a cercare le amiche ballerine e, se anche non le troverò, imparerò ogni segreto del loro ballo di coppia. Attorno alle 11.30 arriveranno anche Yanzi e Mimmo e inserirò anche loro.
Ho deciso: diventerò insegnante di balli dello Xinjiang.