28 dicembre 2024

Negozi come musei

– si: sc tá
– no: pu
– bene: hāo
– buono: hāo
– bravo: hāo
– bello: piao lian
– buongiorno: zao shang hāo
– arrivederci: zai jien


– grazie: xie xie
– prego: pu yong xie
– ciao: ni hāo
– io: wō
– tu: nī
– lui/lei: ta
– noi: wō men
– voi: nī men
– loro: ta men
– uno: i
– due: ar
– tre: san
– mangiare: ci
– bere: h
– dormire: sciuei iao

Il mio nuovo quadernetto di italo-cinese inizia a riempirsi di parole e piccole frasi in italiano con, a fianco, una traduzione, nel nostro alfabeto, dei suoni che riesco ad identificare, in modo da poterli riprodurre.
Imparare il cinese in tempo per l’appuntamento con Coco e Long di domani non sarà facile ma voglio almeno arrivare con una gamma di soluzioni in tasca in modo da riuscire a sorprenderli.
La sera di giorno 4 la passiamo a casa. Mimmo prepara una pasta al pomodoro per me e per lui. Yanzi, quando è a casa, cena molto presto. Si narra che possa cenare anche alle 17.30 in un orario che per noi può essere stato confuso qualche volta magari con il pranzo ma mai con la cena.
Prima di cena tormento mio fratello chiedendogli di aiutarmi a tradurre tutte le parole, ed alcune frasi, che ritengo indispensabili e poi si parte con la pratica.
Non va benissimo ma potrebbe andare molto peggio.

Mimmo e Yanzi comunicano tra di loro principalmente in cinese ma capita spesso che inseriscano parole inglesi in mezzo alle frasi.
È una lingua tutta loro che mi ricorda un po’ quella che sento parlare dai nigeriani in barriera di Milano. In ogni caso devo dire che, rispetto alla mia esperienza precedente, gli “avevo capito male” pronunciati da Mimmo fino ad ora sono pochissimi.
Ricordo che dieci anni fa ero stato colpito dal numero di volte in cui Mimmo mi aveva detto che sarebbe successo qualcosa e poi le cose erano andate diversamente perché “avevo capito male”.
Ad un certo punto, infatti, avevo addirittura iniziato a dubitare che si sarebbero davvero sposati cosa che, direi, è successa davvero.
Questa volta, invece, devo constatare che i due si comprendono. Parlano una lingua tutta loro che, tuttavia, non gli impedisce di affrontare qualsiasi argomento capiti a tiro.
Io li osservo, ancora più attentamente, da quando ho deciso di imparare il cinese e ottengo subito dei risultati. Intuisco ad esempio le negazioni. Quando sento un “pu” vuol dire che c’è un “no” o un “non” nel loro discorso.
Non avevo fatto caso a quante occasioni abbiamo di pronunciare questi due vocaboli durante un normale discorso di routine.

Giorno quattro è finito con qualche bicchiere di liquore (liquo giou) fatto in casa da Yanzi ed un po’ di frutta secca, manco a dirlo, fatta in casa da Yanzi.
È sabato e Yanzi non lavora ma, scopro che si è alzata comunque alle 5.30 circa.
Io mi sveglio attorno alle 8 con la sensazione di aver sognato meno dei giorni precedenti ma di averlo fatto, un po’, anche in cinese. I sogni li dimentico subito ma sono contento. Non riuscirei a trovare il tempo di raccontare anche quelli.

In tarda mattinata ci incamminiamo verso la Zhuhai opera house, un edificio a forma di conchiglia, che ricorda la Venere di Botticelli. Per arrivarci, prendiamo un pullman e scendiamo non lontano. Qui accade l’ennesima coincidenza di questa vacanza. Avevo ormai desistito dal mio desiderio di rivedere il mercato degli animali, che mi aveva quasi sconvolto dieci anni fa. Mimmo e Yanzi ne avevano parlato nei giorni precedenti e avevano concluso che non ricordavano dove fosse. E invece scendiamo dal pullman, giriamo l’angolo e ci ritroviamo proprio lì.
Entriamo, ricordo ancora i punti in cui c’erano le due teste di pesce, le tartarughe e, un po’ più nascosti, i gatti. Il mercato non è cambiato anche se mi sembra più piccolo ma, per fortuna, non rivedo nessuno di questi animali. La sofferenza delle bestie in vendita, vive o morte, é naturalmente evidente ma paragonabile a quanto accade anche da noi e mi sento sollevato nel non vedere animali che emotivamente mi fanno più effetto. Evitiamo assolutamente la zona delle macellerie, al piano di sopra, e ci fermiamo in uno dei tanti negozi che vendono animali essiccati.
Una sorta di museo.
In Cina essiccano di tutto. Dai vermi ad animali interi che riesci ancora a riconoscere anche se non credi ai tuoi occhi.
Tra i tanti riconosciamo i cetrioli di mare, un tempo abbondanti nei mari del Salento ed ora quasi estinti, considerati afrodisiaci in Cina.
A pranzo ci fermiamo in un ristorante scelto da Yanzi. Sotto mia insistenza limitiamo la scelta a tre piatti che sceglie lei, vegetariani.
Spaghetti di riso, melanzane e tofu.
I piatti non sono abbondanti, sono enormi. Gli spaghetti di riso arrivano in una coppa e si presentano con una spolverata di pane grattugiato leggermente abbrustolito che mi sorprende. In Cina non hanno pane normale ma hanno quello grattugiato?
Le melanzane arrivano in una pentola che potrebbe andare bene per una tavolata di dieci persone e infatti non riusciamo a finirle.
Il piatto di tofu contiene nove pezzi ma se ne avessero portati solo tre nessuno si sarebbe scandalizzato.

Iniziamo a mangiare, il pane grattugiato in realtà è aglio. Ci sarà una testa intera in quella coppa ma la pasta è ottima.
Le melanzane sono molto buone ma hanno un retrogusto che non mi convince. Verso la fine scopro, al fondo, dei pezzi duri e un po’ abbrustoliti che faccio notare agli altri. Ne assaggio uno: pesce.
Il tofu non mi piace ma per fortuna piace a Yanzi che ne mangia sei pezzi su nove.

Paghiamo in tutto circa 15 euro e ci incamminiamo verso l’opera. Per arrivarci percorriamo un lungo ponte sul mare. Siamo non lontani dalla spiaggia di ieri ma il mare, oggi, è come lo ricordavo: di colore rossastro. Nonostante tutto, e nonostante sia vietata la balneazione, ci sono due signori in acqua che hanno scelto un punto riparato dal vento in cui l’acqua è ferma e non invita assolutamente ad entrare. La cosa ancora più sorprendente è che i due non sanno nuotare. Arrancano e, sicuramente, bevono una quantità di acqua che sarà la loro condanna a morte, ne sono certo.

L’opera è un edificio imponente e molto interessante dal punto di vista architettonico ma non riusciamo a visitarla dall’interno perché c’è un evento in corso. Ci immergiamo nella frotta di turisti che riempiono il piazzale e poi si spostano a piedi, o in bici, sul lungomare della Wild Beaver Island su cui l’opera è stata edificata.
Dieci anni fa l’opera era in costruzione come anche il lungo ponte, al largo delle coste di Zhuhai, che collega le vicine Macao e Hong Kong.
Adesso é tutto finito ed il ponte lo vedi in lontananza nelle giornate in cui non c’è foschia. La volta scorsa avevamo affittato un tandem a quattro posti con Yanzi e Coco ma ricordo quel giorno più per gli effetti di una gastroenterite che non mi permetteva di muovere un passo se prima non avevo individuato un bagno pubblico nella direzione di marcia.

Prima di tornare a casa passiamo da un centro commerciale a comprare le lamette. Ho deciso di radermi e trasformarmi da yeye (nonno) in baba (papà). Fratello è praticamente impossibile da imparare in cinese.